Note pubblicate nel booklet del CD:
“E' stato un
grande
piacere, per me, ascoltare questo disco, che dimostra chiaramente una
volta di più come, ormai, le nuove generazioni di musicisti
italiani, oltre ad essere di una preparazione tecnico-musicale di
indiscutibile livello, abbiano preso definitivamente orgogliosa
coscienza della loro alterità e identità.
In un mondo che va sempre più verso un
“globalizzato” appiattimento, vedere che un
manipolo di giovanotti romagnoli si coaguli con tanta naturalezza
intorno ad un progetto come questo, fa veramente bene al
cuore.
Ci sono due parole che, per me, meglio di tutte definiscono
il jazz: ladro e bastardo (che trovo decisamente più
appropriate rispetto a “contaminato” e
“multiculturale”, come si tende leziosamente a
ripetere di questi tempi). Questo perché il jazzista, fin
dalle gloriose origini di questa musica, ha sempre considerato il mondo
sonoro con cui veniva a contatto come terra di saccheggio dove
appropriarsi - senza chiedere permesso - di tutti quegli elementi che
reputava funzionali alla definizione di una sua personale poetica.
Oggi il rischio che si corre è di smettere di rubare,
considerando l'opera dei grandi maestri che ci hanno preceduto come
definitivamente cristallizzata, cercando quindi di riprodurla nel modo
più fedele possibile, derubricando così il
“reato” creativo a semplice ricettazione,
sicuramente meno rischiosa ma anche molto meno redditizia (e
soprattutto infinitamente meno romantica e poetica) del furto con
scasso!
La spensierata felicità con cui i nostri mettono
sul tavolo il loro “bottino” è a dir
poco emozionante. C'è di tutto: il jazz, la musica classica,
tradizioni popolari di mezzo mondo, tutto mirabilmente fuso attraverso
un ammirevole quanto “malandrino” lavoro di
scrittura e arrangiamento, raffinato, smaliziato e spericolato.
Colpisce
il rigore e la sapienza con cui viene trattato il materiale;
ma è soprattutto l'angolazione attraverso la quale
viene messo in luce, a garantire al risultato finale una grande
riconoscibilità e omogeneità, a dispetto
dell'eterogenea provenienza degli elementi che lo compongono. E' un
lavoro dove si coniugano spirito di avventura e maturità. Se
è questo che esprimono qui da noi le nostre “nuove
leve”, possiamo veramente sperare in un futuro
migliore!”
Gabriele
Mirabassi
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