Recensione pubblicata il 09 06 2008 |
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Un´altra volta, grazie!
di
Vittorio LoConte
In occasione delle esibizioni estive dello scorso anno il pianista
americano Borah Bergman ha avuto modo di incontrare dei musicisti
italiani e di lasciare alcuni documenti della sua inimitabile arte alla
tastiera. A mani incrociate o con tempi vertiginosi è riuscito a creare
un inimitabile stile in quella che viene definita musica improvvisata,
geniale e poetico al tempo stesso, insieme a connazionali e musicisti
europei come il norvegese Frode Gjerstad, il tedesco Peter
Brötzmann o gli inglesi Lol Coxhill e George Haslam,
che ne hanno apprezzato le capacità invitandolo ad uscire dalla sua
amata New York
Già il compianto Arrigo Polillo ne aveva intuito le capacità e
portato ad incidere con la Soul Note, una collaborazione che è
durata decenni e che ha lasciato tanti lavori in buona compagnia:
Evan Parker, Oliver Lake, Roscoe Mitchell... Adesso
arriva questo duo con il contrabbassista Giorgio Dini, un nome forse
meno noto rispetto ad altri, ma anche un´incisione che all´ascolto si
rivela come un prezioso incontro che fortunatamente è stato documentato.
La voce di Borah spunta all´inizio del disco - "One more time" - e poi
arrivano note che trabboccano di poesia, con il contrabbasso coinvolto
nel mondo di un pianista che di solito preferisce affidare alla sua mano
sinistra il compito di marcare il ritmo. Un incontro in libertà, senza
condizionamenti, senza sfide, alla ricerca di una nuova dimensione di
sentimenti sotto la superfice che lascia esterrefatti e che invita ad
attivare di nuovo il tasto di avvio dopo la fine. Borah aveva già inciso
insieme ad Andrew Cyrille un album in cui le ballad avevano avuto
un ruolo rilevante, ma qui si nota che la sua saggezza al pianoforte è
diventata piú grande, a dare un senso ad ogni nota che fa, a tirare
fuori il massimo dal contrabbassista italiano, a rendere questo incontro
qualcosa di unico che colpisce subito la sensibilitá degli
ascoltatori.
Alla fine spunta un´incisione speciale, che immette nella musica
improvvisata una scia di sentimentalità, che sperimenta con combinazioni
di suoni insoliti, dandogli un significato la cui profondità
d´espressione colpisce anche chi di solito evita le aree occupate dai
musicisti che fanno il genere "creativo".
TRANSLATION:
During the summer performances of last
year, american pianist Borah bergman had chance to meet some italian
musicians and give documents of his un-imitable art at the keyboard.
Crossing hands and vat very fast tempos he has been able to create a
style in the field of the so-called improvised music, genial and poetic
at the same time, together with american and european musicians like
mthe norwegia Frode jerstad, german Peter brotzmann or the english Lol
Coxhill and George Haslam, which appreciated the art inviting him
to go out of his beloved New York.
Already Arrigo Polillo had the inuition of
the capability of Borah and brang him to record for Soul Note - a
collaboration which lasted for years and left works with Evan Parker,
Oliver Lake, Roscoe Mitchell... Now this due recording comes, with
bassist Giorgio Dini, probably a less-famous name compared to others,
but also a recording that reveals toi be a document of
a precious meeting.
Borah's voice starts the CD and then the
notes come, full of poetry with the double bass involved in the world
of a pianist which usually prefers to give his left hand the task to
mark time. A meeting of freedom, without conditioning, without
challenges, searching a new dimension of feelings under the surface,
which is surprising and invites to start again the CD after its end.
Borah already recorded with Andrew Cyrilee
a CD where ballads had a relevant role, but here his wiseness at the
piano is bigger - each note he plays has a sense, he extracts the
maximum from the italian bassist and this is a unique meeting hitting
the sensitivity of the listeners.
In the end, this is a special
recording, putting improvised music in a flow of sentimentalism
which experiments with unusual sounds, giving the meaning of deep
expression which hits also the listeners which are not used to the
'creative' music stream.
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